Come disabituare i bambini al cibo-spazzatura?
Non è più una notizia da prima pagina che anche tra i bambini vi sia un preoccupante tasso di sovrappeso e obesità. I più recenti dati dell’ultimo aggiornamento dell’indagine “Okkio alla Salute” del 2012 hanno confermato che circa il 22% dei bambini italiani è sovrappeso e circa l’11% di essi è obeso. Questi dati sono il risultato di uno stile di vita scorretto, sempre più sedentario, e di abitudini alimentari altrettanto inadeguate.
Tanti sono i fattori che possono influenzare le scelte alimentari del bambino: il tipo di offerta di cibo, la disponibilità e la varietà degli alimenti, la presentazione e il contesto in cui li si consuma, le abitudini familiari, l’educazione scolastica e i messaggi pubblicitari.
Non è raro che il bambino e la sua famiglia commettano degli errori alimentari, tra i quali, i più diffusi sono: eccessivo introito calorico, dieta monotona, mancanza di assunzione della colazione, eccessivo consumo di snack ad elevato tenore calorico e nutrizionalmente poveri, identificabili nel cosiddetto “cibo spazzatura”.
Come fare per disabituare i bambini al cibo non sano? Sicuramente l’educazione alimentare impartita dai genitori costituisce il cardine della prevenzione delle cattive abitudini alimentari, tra le quali l’eccessivo consumo di “junk food”. La famiglia rappresenta infatti l’esempio, il modello, con cui i bambini sono quotidianamente a contatto.
Sane abitudini alimentari per tutta la famiglia permettono al bambino di imparare ad alimentarsi adeguatamente.
I genitori sono responsabili della scelta e della varietà degli alimenti da proporre quotidianamente ai loro figli: è importante proporre un’alimentazione che rispetti l’adeguata ripartizione tra macronutrienti e che sia il più possibile varia, in modo che il bambino abbia la possibilità di scegliere ciò che più gradisce. Un’ alimentazione corretta non è infatti sinonimo di privazione e monotonia del gusto. Al contrario, la buona alimentazione si basa sulla varietà e sulla qualità degli alimenti.
Ai bambini dovrebbe essere insegnato che una dieta equilibrata è una dieta varia, in cui si consuma un po’ di tutto, ma nelle giuste porzioni e che l’introito alimentare corretto è quello che soddisfa i propri fabbisogni energetici, favorendo in questo modo la consapevolezza nella gestione del proprio senso di fame e di sazietà.
In questo senso, il cibo spazzatura non è né vario, né adeguato per soddisfare i fabbisogni energetici. La famiglia deve insegnare al bambino che gli alimenti ipercalorici, eccessivamente zuccherati e nutrizionalmente non adeguati, proprio per i motivi appena accennati, non devono rappresentare le abitudini alimentari quotidiane ma solo saltuarie eccezioni, limitate a poche, selezionate occasioni.
È da evitare tuttavia che l’insegnamento delle corrette abitudini alimentari si realizzi tramite imposizioni, rimproveri, proibizioni o castighi che possono essere controproducenti e che non insegnano al bambino a imparare a fare le proprie scelte alimentari autonomamente e consapevolmente. È invece importante consumare i pasti tutti insieme in famiglia, creando occasioni di aggregazione, di confronto e, ancora una volta, di educazione alimentare.
Oltre a quello familiare, anche il contesto scolastico è fondamentale per l’acquisizione delle buone abitudini alimentari. Al bambino in età scolare devono essere insegnati i fondamenti della buona alimentazione: la piramide alimentare, che rappresenta la giusta ripartizione tra i nutrienti suggerendo quantità e frequenza di consumo dei diversi alimenti, è uno strumento semplice, colorato e immediato, fondamentale nell’acquisizione di un’adeguata coscienza alimentare sin da piccoli.
È la scuola l’ambiente dove il bambino consuma più spesso le merende mattutine e pomeridiane ed è quindi proprio la scuola che ha il compito di insegnare a consumare merende sane. Ai bambini dovrebbero essere proposti snack a base di frutta o di cereali, disincentivando invece il consumo di merendine eccessivamente zuccherate e ipercaloriche. L’installazione di distributori automatici di frutta e merende a base di frutta, in sostituzione dei distributori di dolciumi e patatine, è già una realtà in alcune scuole e dovrebbe diventare la regola in tutti gli ambienti scolastici.
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Per cambiare ci sono due strade, ma la prima – fatta di regole rigide, divieti e nozionismo - è solo una scorciatoia e non porta lontano. Ecco, in breve, alcuni errori frequenti:
- ricorrere alle diete
- usare i cibi grassi e dolci come rara e "preziosa" ricompensa
- dire ai bambini che dolci e grassi fanno male o, peggio ancora, che fanno ingrassare
- dire ai bambini che frutta e verdura vanno mangiate solo perché “fanno bene”
- non essere modelli credibili (quando noi per primi mangiamo i cibi “vietati”)
- preparare pasti differenziati per i diversi commensali
- non lasciare che i bambini si servano da soli
- usare cibi e bevande per consolare
- non essere autorevoli e delegare alla scuola o al medico la responsabilità delle nuove abitudini alimentari (“non è colpa mia, l’ha detto il dottore”)
- fare della tavola un luogo di conflitti e doveri
- fare noiosi discorsi su vitamine, fibre, proteine e piramidi alimentari.
La seconda strada, quella che potrà meglio mettere Cappuccetto Ghiotto al sicuro dal lupo cattivo del sovrappeso (travestito non da nonna ma da patatine, pizzette e bibite dolci) è lunga e tortuosa, ma bellissima, perché è la strada della cultura del cibo. Il cibo di qualità, infatti, non va proposto ai bambini perché “fa bene”, ma perché ha profumi e consistenze interessanti, perché è piacevole da toccare, perché custodisce storie e tradizioni che ci appartengono, perché racconta di paesaggi meravigliosi, che vale la pena conoscere e visitare insieme.
Ecco dunque qualche consiglio pratico, che speriamo che possa essere utile:
1. Il primo passo che noi genitori possiamo fare è quello di guardare indietro e riappropriarci della cultura alimentare della nostra famiglia d’origine e delle terre dalle quali proveniamo. Cosa e quanto mangiavano i nostri nonni? Anche se oggi non ci sono più, loro hanno ancora delle lezioni di vita da regalarci, prima tra tutte la moderazione, la misura. Il nostro dovere, come in una staffetta, è quello di raccogliere il loro testimone e passarlo alla nuova generazione come un dono. Ecco che la tavola può cominciare a colorarsi di nuovi piatti e di racconti.
2. Il secondo passo è quello di concedere a tutta la famiglia il lusso della bellezza a tavola (la cultura della convivialità). Apparecchiamo con ordine e buon gusto, chiediamo ai bambini di sedersi a tavola puliti, vietiamo parolacce e rumori sgradevoli, aiutiamoli a mangiare con lentezza, per trarre piacere da ogni boccone, rimandiamo le discussioni ad altri momenti e concediamoci una tregua: trasformiamo la tavola in un momento d’incontro. Molti bambini in sovrappeso hanno l'abitudine di mangiare in fretta e fare grandi bocconi: chiacchieriamo con loro, in modo che facciano pause e respirino meglio mentre sono a tavola. Mangiamo con gli occhi e con l’olfatto, non solo col gusto. Serviamo solo acqua, perché le bibite non si sposano bene con i sapori del buon cibo che abbiamo preparato. Quando i bambini saranno ragazzi, allora potranno a poco a poco imparare ad accompagnare il pasto con un bicchiere di vino. Ricordiamoci che l’Italia è la terra della cultura del cibo: noi siamo gli “inventori” del barolo, non della cocacola. C’è da esserne fieri, no?
3. Coinvolgiamo i bambini nelle attività di cucina (la cultura gastronomica), nell’apparecchiatura e nella pulizia. I bambini amano cucinare e imparano in fretta i comportamenti sicuri. Maneggiare il cibo permette loro di conoscerlo e apprezzarlo e infonde autostima. Le librerie e le biblioteche sono piene di manuali di cucina adatti ai bambini. Chi cercasse recensioni, può dare un’occhiata nella sezione libri del sito www.bambiniincucina.it.
Non dimentichiamo di essere sempre curiosi: andiamo alla scoperta del cibo e delle tradizioni gastronomiche quando siamo fuori casa, soprattutto in vacanza o nelle piccole gite fuori porta.
4. Prendiamoci la responsabilità delle scelte alimentari della famiglia e non compriamo quello che non vogliamo che i bambini mangino, evitando così di trasmettere messaggi contraddittori. A casa, il cibo scadente non è da demonizzare, è da snobbare. Fuori casa, alle feste e ai vari ritrovi scolastici e sportivi, i bambini mangeranno spesso qualche porcheria, ma se a casa ci sarà solo il meglio, il loro palato si abituerà a poco a poco alla qualità.
Ricordiamo che quello che il marketing ci propone come “cibo per bambini” è spesso quello meno amico della loro salute. Leggiamo le etichette: la verità si annida sempre nelle scritte più piccole.
5. Impariamo a sopportare le critiche. Chi mangia “junk” si lascia trasportare dalla corrente e si sente “buono” perché accontenta desideri e capricci. Ben più faticoso è nuotare controcorrente in un mondo dove è più facile mangiare male che mangiare bene, fare scelte diverse, dire di no, sentirsi impopolari e assaliti dai dubbi, rimboccarsi le maniche per cucinare. Chi sceglie di alimentare bene i propri bambini si sente spesso solo e diverso. E' normale.
In conclusione, è evidente che se lasciamo che junk food e buon cibo si sfidino solo sul piano del sapore, il primo vince (tra nutella e insalata non c’è gara); ma se giochiamo tutti gli assi che il cibo migliore ha nella propria manica (attività pratiche in cucina, momenti di convivialità, osservazioni, letture, viaggi, piccole coltivazioni in casa ed esperienze di ogni tipo), allora il junk food perde. E vince la salute.